Cibo, culture e accoglienza: cosa l’Italia può imparare dalla Russia sul turismo halal e transculturale

In un contesto geopolitico in continua trasformazione, la Russia sta investendo in modo strategico nel turismo halal e nel turismo transculturale (l’articolo completo lo puoi leggere qui). Puntando su ospitalità inclusiva, servizi religiosamente sensibili e promozione mirata, il paese ha registrato nel 2023 un incremento senza precedenti degli arrivi dai paesi del Golfo: +1100% dall’Arabia Saudita, +600% dal Kuwait, +400% da Qatar e Emirati Arabi Uniti.

Tutto questo grazie a una politica integrata: visti agevolati, voli diretti e strutture turistiche adattate alle esigenze dei viaggiatori musulmani. Dalla presenza di moschee alle camere con tappeti da preghiera, fino a menu certificati halal e formazione del personale: la Russia ha compreso che il turismo religioso non è di nicchia, ma rappresenta un segmento in rapida crescita con un impatto economico rilevante.

Il turismo transculturale: da tendenza globale a risorsa strategica

Il turismo transculturale (se ti interessa approfondire l’argomento ne ho scritto qui) non riguarda solo la diversità, ma la capacità di trasformare le differenze in valore. Accogliere viaggiatori da background culturali e religiosi differenti significa creare esperienze autentiche, rispettose, coinvolgenti. In Italia, dove il turismo enogastronomico è un’eccellenza riconosciuta, questa trasformazione tarda ad arrivare.

Le strutture ricettive e ristorative italiane raramente sono formate per rispondere a esigenze alimentari come halal, kosher, vegetariane o legate a intolleranze. È ancora troppo diffusa una visione nostalgica e autoreferenziale della tradizione, mentre servirebbe un approccio dinamico, capace di adattare il patrimonio gastronomico alla domanda globale.

Come la competenza culturale migliora l’ospitalità turistica

Numerosi studi hanno dimostrato che la competenza culturale (qui il mio articolo in merito) – la capacità di comprendere e rispondere ai codici culturali degli ospiti – è oggi una delle chiavi del successo nel settore turistico. In Russia, come in molte destinazioni asiatiche, questo concetto ha trovato applicazione concreta nella formazione del personale, nella progettazione degli spazi, nella comunicazione visiva e verbale.

Questa prospettiva si riflette anche nei modelli di riferimento dell’intercultural management. Il più noto è quello di Geert Hofstede, che individua sei dimensioni culturali fondamentali come la distanza dal potere o l’individualismo vs collettivismo, utili a comprendere le aspettative dei viaggiatori e il loro modo di interagire con il servizio turistico.

Il modello di Edward Hall introduce invece la distinzione tra culture a contesto alto e basso, che influenza il modo di comunicare, accogliere e negoziare. Chi proviene da una cultura a contesto alto, come i paesi arabi o l’Asia orientale, privilegia messaggi impliciti e relazioni informali, mentre chi proviene da culture a contesto basso richiede comunicazione chiara e trasparente.

Trompenaars e Hampden-Turner propongono ulteriori strumenti utili per l’accoglienza turistica: ad esempio, distinguono tra universalismo (applicare regole uguali per tutti) e particolarismo (adattare il servizio alla persona), oppure tra neutralità e affettività, che influisce sull’approccio relazionale tra staff e cliente.

L’enogastronomia italiana: tradizione, inclusione e trasformazione

L’Italia ha tutte le carte in regola per posizionarsi come meta ideale anche per il turismo halal, vegetariano ed etico. Ma serve un cambiamento di prospettiva. Non basta proporre piatti tipici: bisogna adattarli con intelligenza alle esigenze culturali degli ospiti, mantenendo autenticità e garantendo inclusione.

Il cibo è un potente linguaggio culturale: conoscere le sue implicazioni religiose e simboliche è fondamentale per chi lavora nell’ospitalità. Occorre formare chef, camerieri, receptionist, manager. Occorre inserire menù alternativi, segnalare allergeni, predisporre ambienti per la preghiera, e soprattutto – comunicare tutto questo in modo chiaro, multilingue, accessibile.

Progetti e ricerche in corso stanno affrontando proprio queste tematiche: come formare le strutture ricettive italiane per essere davvero inclusive, come riorientare l’offerta enogastronomica per renderla compatibile con diverse culture religiose ed etiche, come costruire un’accoglienza che sia economicamente sostenibile e culturalmente rispettosa.

Riflessioni da Est: spunti (inaspettati) per il turismo italiano

Quella russa non è una strategia isolata: è un esempio di come un paese possa convertire le esigenze culturali in risorsa economica e reputazionale.

L’Italia, se vuole rimanere al centro del turismo internazionale, deve integrare nel suo modello le esigenze di un pubblico plurale.

Avviare politiche di accoglienza inclusive, promuovere percorsi formativi mirati e ripensare l’enogastronomia in chiave interculturale rappresentano oggi scelte strategiche per il futuro del turismo italiano. L’obiettivo non è solo attrarre nuovi flussi, ma costruire un’offerta capace di dialogare con pubblici diversi, valorizzando la qualità relazionale, la sostenibilità e il rispetto delle differenze. Il potenziale è concreto, a patto che venga accompagnato da visione, strumenti operativi e investimenti mirati.

Come immagini l’Italia del futuro, tra accoglienza e trasformazione? Le riflessioni sono aperte, e chi lavora nel turismo, nella ristorazione o nella comunicazione ha oggi l’opportunità di contribuire a costruire nuovi scenari. C’è spazio per idee, pratiche e visioni che traducano le potenzialità interculturali in progetti concreti. Il confronto resta un passaggio fondamentale.

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