Il destino del cibo

“E’ sempre scandaloso il pensiero scientifico più visionario e innovativo”(Agnese Codignola)

Una premessa fondamentale: ho letto questo libro con lo stesso piacere  e lo stupore con i quali avrei affrontato un romanzo di fantascienza, perché tra le sue righe si legge l’epopea della ricerca scientifica, avvalorata dalla realtà di 2 numeri con i quali Agnese Codignola, dottoressa in farmacologia all’Università di Milano, apre provocatoriamente il suo libro.

I numeri sono 10 miliardi e 2030, rispettivamente il numero di abitanti sul nostro pianeta nel 2030, cifre inarrestabili, per quanto si voglia porvi rimedio. Il tempo non lo fermi e il crescere della popolazione, per quanto si possa fare, contando epidemie (!!!), politiche economiche o demografiche ci porterà comunque a questa cifra.
Il problema sarà sfamarli tutti, già oggi il sistema alimentare mondiale arranca tra pandemia di obesità e malnutrizione, cambiamenti climatici e pressioni economiche e sociali, come si riuscirà a rimediare a questo stato delle cose?

Agnese Codignola

Il libro ha come scopo quello di rispondere a questa domanda, e lo fa spiegando, senza pregiudizi, comunicando nel modo migliore le ultime ricerche e quelle in corso, sulla tecnologia alimentare nella produzione di Clean Food, ovvero quel cibo giusto perché frutto di 4 tipi di rispetto: per il pianeta, per la salute umana, per i lavoratori e per gli animali.

C’è una piccola grande rivoluzione in atto nel mondo dell’alimentazione, ma ci viene comunicata male, molto male, troppo spesso nascosta dai titoli scandalistici di un giornalismo più volto allo scoop che alla realtà della ricerca scientifica.

L’altro problema che non consente una comunicazione senza pregiudizi sul progresso scientifico, è il conflitto esistente tra scienze sociali e scienze naturali. Un fatto che, a suo tempo, anche Luca Cavalli-Sforza aveva sollevato, arrivando a criticare le scienze sociali, sostenendo che alcuni umanisti hanno smesso di credere nella scienza dandosi alla politica e allo scetticismo filosofico (dell’uso improprio di termini e concetti scientifici a scopo di manipolare il pensiero di chi vota, ultimamente ne abbiamo troppi pessimi esempi).
E’ un peccato perché – mai come in questo periodo (pandemia compresa) – abbiamo bisogno che queste due scienze collaborino insieme per migliorare la convivenza civile e la comprensione delle tecnologie scientifiche, guadagnando credibilità e fiducia presso l’opinione pubblica.

La percezione dei rischi, da parte delle persone, non si muove dalla razionalità, bensì dalle emozioni, dalla paura dell’ignoto. E’ qui che nasce la paura della scienza e nella tecnologia (che ne è la sua applicazione pratica): dove ci porterà tutto questo? Chi gestirà a livello industriale le nuove tecnologie? Che conseguenze avrà sulle persone e sulla loro salute?
Sono domande importanti, perché la paura di ciò che è ignoto orienta pregiudizi e scelte, e può limitare le soluzioni per assicurare il benessere di tutti.

Agnese Codignola ci prende per mano e ci porta tra investitori, laboratori e scienziati con l’intento di descrivere i volti che il clean food sta assumendo oggi. Parte dalle sue origini, i possibili sviluppi, i protagonisti, i limiti e gli ostacoli che ancora ne rallentano l’arrivo nei supermercati. E’ un viaggio in cui i saperi delle più diverse discipline (dalla medicina alla cosmologia, dalla biologia marina alla genetica, dall’agricoltura alla meteorologia) lavorano per assicurarci un futuro alimentare. E per farlo a volte si spingono verso l’estremo delle evoluzioni tecnologiche a nostra disposizione, senza demonizzarle, ma sapendone comunicare le potenzialità.
Il cibo ci viene comunicato male, ed è responsabilità di ognuno di noi porsi, nel momento che lo acquistiamo o lo ordiniamo, alcune domande: dove è nato e come arriva a noi, che cosa comporta il suo consumo, che cosa mette in moto, che cosa lascia dietro di sé. Interrogativi che, secondo l’autrice, assumono una luce diversa se valutiamo cos’è il clean food.


Chiave portante del libro è infatti abbattere il pregiudizio che ci fa scegliere alimenti che sembrano sani in opposizione a quelli percepiti come artificiali o comunque non adatti.

Che si parli di carne, latticini, insetti, verdure o pesce molte delle prospettive contenute nel libro, sono ancora poco conosciute, mettono in discussione una cultura alimentare sedimentata nel corso dei secoli, e ci obbligano a decidere da che parte stare, perché riguarderanno ogni settore della produzione del cibo. Sono nuove soluzioni, è quindi doveroso formarci un’opinione ragionata, per scegliere liberamente e consapevolmente. E’ necessario iniziare a informarsi, a capire e a sapere a che punto siamo.

Il libro è suddiviso in 3 parti, dedicate rispettivamente alle carne, al pesce e al mondo vegetale e ai loro derivati, e ognuna evidenzia non solo lo stato della ricerca nel settore, ma anche le implicazioni bioetiche, il ruolo del marketing e l’impatto sulla salute e la sicurezza delle persone.

L’intervista all’autrice sui temi del libro

La parte dedicata alla carne ci permette di conoscere bene la carne “finta” alla base di molti prodotti che simulano le proteine animali, e gli aspetti fondamentali non scontati e soprattutto non raccontati che riguardano sia la salute umana che il loro impatto ambientale. Siamo così sicuri che il nostro bell’hamburger vegetale (o il finto tonno, finto gamberetto, il finto sushi o granchio) sia così friendly e “naturali”?

E ancora, dopo aver presentato la carne coltivata in laboratorio, frutto di agricoltura cellulare (quindi vera carne e non un suo surrogato vegetale), i suoi vantaggi rispetto a quella vegetale, veniamo introiettati nella futura “seconda domesticazione degli animali” che non prevede allevamenti e macellazione ma ci pone di fronte a un dubbio amletico:

Vale più la tradizione alimentare, la storia di un alimento nel suo consumo o il desiderio (la necessità?) di un prodotto cruelty free uguale?

Infine c’è da tenere in conto la trasversalità religiosa che caratterizza la carne coltivata, che permette a ogni credente di realizzarla comodamente in casa propria grazie ad apposite biostampanti 3D (già realizzati i prototipi, ci avverte l’autrice, se non veri e propri kit disponibili in pochi paesi). Si avrebbe così – finalmente – un cibo democratico, rispettoso delle tradizioni culinarie e religiose, e molto economico.

L’alternativa alla carne è il pesce, i cui allevamenti non hanno però nulla di migliore e o peggiore degli allevamenti intensivi di bestiame. Nella seconda parte del libro tutta l’attenzione è dedicata al tema della maricultura, ovvero a come trattare il mare come se fosse un campo da coltivare con tutta la gentilezza del caso. Gli scienziati stranieri – Ma anche l’Italia ha eccellenti progetti di ricerca, affascinanti e immaginifici, come il Nemo’s garden di Sergio Gamberini o la serra galleggiante Jellyfish Barge di Stefano Mancuso e del team PNAT. Un modo per coltivare piante commestibili tramite energie alternative, rinnovabili, ecosostenibili.

Agnese Codignola affronta ogni tipo alimento (insetti compresi) nel resto del libro, proponendo le tecnologie che ci permettono di averlo sulla nostra tavola il più gentilmente possibile. Gli studi sul gusto dei cibi prodotti non crudelmente, siano questi animali o vegetali (e qui la crudeltà è da considerarsi nei confronti dell’ecosistema), sono testati proponendoli a grandi chef o intenditori, consapevoli che se manca questo manca troppo del godimento di un alimento. La questione dell’accettazione del pubblico di pietanze inusuali – presentate nel libro – è infatti molto presente nei progetti dei ricercatori.
I consumatori devono familiarizzare con questi prodotti, ecco perché è importante iniziare dai bambini dove l’educazione alimentare, diventa abitudine per loro, accostati alle nuove tecnologie alimentari fin da subito, sia in casa che a scuola, come in Giappone e o in Islanda (sul come, vi lascio il piacere di scoprilo leggendo il testo, perché a me sinceramente ha lasciato a bocca aperta).

Sono tutte rose e fiori? Assolutamente no, l’autrice non manca mai di obiettività dove ci sono delle criticità e dei problemi, come i costi ancora troppo elevati di questi prodotti per esempio, ed è anche per questo che il suo libro ha ancora più valore secondo me.

Molte delle sperimentazioni, delle ricerche e degli alimenti presentati nel libro hanno del visionario, ma nel senso positivo del termine. Presentano prospettive che diventano soluzioni pratiche, a impatto sociale, ecologico e bioetico il più possibile vicino alla zero. Da combattere, oltre al pregiudizio che nasce da una scienza comunicata male, ci sono anche gli interessi delle lobby della carne, del pesce, dell’agroalimentare che non vedono di buon occhio le nuove tecnologie alimentari. Il loro ostruzionismo è pesante, e già solo questo dovrebbe farci riflettere sulla manipolazione cui siamo sottoposti in tema di cibo.
Ecco perché è importante informarsi, farsi un’idea, per acquistare con consapevolezza, e per essere in grado di difendere le nostre idee in tema, qualunque queste siano, perché le alternative a un cibo più giusto ci sono, conoscerle ci permette di dare loro mercato, a beneficio di quei due numeri con i quali l’autrice apre il suo libro: per arrivare al 2030 in 10 miliardi di persone, mangiando tutti, e facendolo nel più ampio benessere umano, animale ed ecologico.

Il destino del cibo
Di Agnese Codignola
Feltrinelli, 2020

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Antropologa dell'alimentazione

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